Il cielo è di tutti? (alias: dai figli delle stelle ai fogli nelle stalle)

Gianni Rodari lo disse, Bobo Rondelli lo cantò, la Jug Band Colline Metallifere lo ricantò, proponendolo come “sigla” del progetto della BuioMetria Partecipativa:

Aprile 2019, Punta Ala (GR)

La poesia di Rodari usa il cielo come “specchio

==========FINE DELLA SOGLIA DI ATTENZIONE MEDIA NEL 2023======

riflesso” della terra…perché il cielo è uno solo se la terra è tutta a pezzetti?…per conflitti, confini, millesimi condominiali, bandiere e banderuole.

Prima di Gianni Rodari, un certo Immanuel Kant, che a dispetto del cognome non pare avesse particolari doti canore, scrisse un altro discorso che tira in ballo il cielo, alla fine di un suo libercolo: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me” (…se avete pazienza, leggete anche il resto, in fondo all’articolo)

Un po’ di contesto

Dal 2008 la rete pibinko.org si occupa di tutela e valorizzazione interdisciplinare del cielo notturno (ecco il link al convegno nazionale tenutosi a Ribolla (GR) in cui il progetto fu lanciato).

Si partì con due persone (ed erano abbastanza, come diceva Antonello Venditti) e due sensori -di cui uno in prestito- con l’idea di “far fare” misure di brillanza artificiale del cielo notturno a chiunque tranne gli astronomi e gli astrofili. L’idea era di far aumentare la consapevolezza delle persone sugli effetti dell’abuso di luce artificiale attraverso un’esperienza diretta (NdA: la luce artificiale è essenziale per la qualità della nostra vita, l’abuso di luce artificiale no – vedi articolo).

Varie misure raccolte nell’ambito della BuioMetria Partecipativa, prestando sensori a baristi, bimbi, anziani, accademici di materie diverse da quelle collegate all’inquinamento luminoso ecc. In un treno nel 2009 ci dissero che facevamo un uso poetico di strumenti di misura scientifici.

In oltre 15 anni di attività in questo settore ci siamo impegnati: oltre a dare un contributo reale alla divulgazione della questione, e ad avere proposto nel tempo modi creativi e innovativi (non lo diciamo noi, ma le menzioni e i riconoscimenti che abbiamo ricevuto) per trattare un tema ambientale, coinvolgendo centinaia di persone, arrivando a erogare crediti formativi su una materia improbabile (cfr. questo articolo del 2018 e quest’altro del 2019).

Abbiamo anche creato un indotto socioeconomico reale, una rete di contatti intercontinentali (anche) su questa materia. Altra cosa molto ganza, abbiamo contribuito all’attivazione di progetti di ricerca sul tema luce artificiale notturna da parte di un istituto del CNR e di un dipartimento universitario, i quali prima non lavoravano su questo argomento (vedi articolo del 2017).

Diciamo che nel nostro piccolo di rete pibinko.org, qualcosina abbiamo combinato.

Ha senso tirare un progetto di citizen science avanti per 10 anni?

Con la pandemia l’attività di divulgazione interdisciplinare legata alla BuioMetria Partecipativa necessariamente si arrestò, dato che il fulcro del progetto era una media di un incontro in presenza al mese.

La cosa di per sé non ci impedì di proseguire le nostre iniziative di “citizen engagement” (ovvero di coinvolgimento dei cittadini) anche in modalità di lockdown totale. Andate a rivedere il progetto della Litologia Partecipativa, la cui prima fase si svolse tra il 20 marzo e la metà di maggio 2020…però entravamo forse anche in un momento di “stanca” di prestare sensori e fare clic per avere una misura di inquinamento luminoso che sapevamo già quale fosse da mappe satellitari. E ci si scrisse un testo:

Aprile 2020, citando anche una via di Punta Ala (GR)

Il richiamo della foresta (illuminata male)

Dopo aver dichiarato che dal 2020 in poi sul tema cielo notturno avremmo lavorato solo “a chiamata” e che ci saremmo dedicati più a progetti di infotainment sinestetico, negli scorsi mesi abbiamo però notato due cose.

Anzitutto, segnali di nuovo interesse per il nostro progetto, vedi ad esempio l’evento del 12-8 scorso al Lago dell’Accesa (GR), e altre manifestazioni di interesse. La seconda cosa non è in realtà nuova, ma via via si ripropone in contesti diversi. Nell’onda crescente di situazioni in cui sostenibilità e grande bellezza devono diventare parametri di valutazione della bontà di qualsiasi umano commercio, vediamo il nostro (di tutti) cielo viene invocato a valore supremo e intoccabile.

A volte la cosa viene proposta al pubblico con qualche difetto di impostazione di un discorso, come se dire che il cielo è bello “in quanto tale” potesse evitare di ragionare ai sensi delle normative esistenti sulle valutazioni di incidenza, piuttosto che sulle linee guida consolidate a livello comunitario per l’installazione di impianti di illuminazione in aree protette…tutte storie in cui come BuioMetria Partecipativa abbiamo lavorato in veste di esperti per progetti europei di ricerca (Loss of the Night Network, Stars4all ecc.).

Buiometria & Power Rock…aspettando il terzo festival d’inverno in Val di Farma…ça va sans dire…

Per cui -magari e se vi fa piacere- possiamo anche dare qualche dritta. Anche se passiamo più tempo ai tavoli dei bar di paese o di periferie marginali, suonando chitarre scordate insieme a personaggi che avrebbero impressionato Charles Bukowski, non vuol dire che non si abbiano titoli e referenze per contribuire a scrivere un master plan regionale sull’energia, o essere invitati a dire la nostra sulle politiche europee nel campo della Digital Earth.

Insomma…è come da lontano si sentisse un coro dal pubblico, come quando una band ha finito un concerto, esce dal palco, e tutti continuano a chiedere il bis… a seconda della latitudine (e quanta ragione aveva M.me de Staël) “noi non siamo stanchi…noi non siamo stanchi” “sò-na sò-na sò-na” “we want more we want more” “o-tra o-tra o-tra” ecc. ecc. …in queste settimane ci pare di sentire “bi-emme-pi bi-emme-pi bi-emme-pi” (NdR BMP è la sigla della BuioMetria Partecipativa…scrivere a bmp@pibinko.org se non ci credete)

Prossimamente: programmi per sette sere (in fase di luna nuova)

Ieri ho avuto modo di riparlare con gli altri organizzatori del simposio internazionale Capraia Night Sky nel 2018, e del successivo simposio nazionale all’osservatorio Ximeniano di Firenze su Prospettive operative su protezione e promozione del cielo notturno. Anche loro sono d’accordo che qualcosa si può fare in termini di informazione migliore…e qualcosa si farà.

Alan Sorrenti rilesse a suo modo Kant e altri ricordando che siamo figli delle stelle. Lavorando dal 2007 su attività di divulgazione in zone rurali, proveremo a portare i fogli nelle stalle.

Ma tornando al titolo…Rodari scrisse la sua poesia ai tempi delle prime esplorazioni spaziali. Oggi sappiamo che il cielo non è di tutti. Vediamo cosa si potrà fare rispetto a condividere la legge morale e capire meglio di chi non è il cielo, nei prossimi mesi..

Se siete interessati a partecipare (come esperti, cittadini attivi, enti pubblici o sponsor) scrivete a micalosapevo@pibinko.org oppure whatsapp 3317539228.

….diceva Kant delle cielo stellato e della legge morale: Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata. La seconda comincia dal mio io indivisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l’intelletto può penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi visibili) io mi riconosco in una connessione non, come là, semplicemente accidentale, ma universale e necessaria

Il primo spettacolo di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto nell’Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore, come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall’animalità e anche dall’intero mondo sensibile, almeno per quanto si può riferire dalla determinazione conforme ai fini della mia esistenza mediante questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e ai limiti di questa vita, ma si estende all’infinito.

Foto di testa: Abbazia di San Galgano by night, con inquinamento luminoso facilmente eliminabile di Federico Giussani (per scoprire come eliminarlo e risparmiare energia senza pregiudicare gli aspetti estetici del sito: bmp@pibinko.org