Archivio mensile:Dicembre 2012

branobag del 18-12-2012: la trasformazione del rapporto tra cittadino e territorio agricolo

In questo periodo va molto di moda parlare di memoria storica legata al territorio…o forse dico che va molto di moda perché è un argomento che seguo più di altri, e tendo a notare che se ne parla più che qualche anno fa ?

Forse, se seguissi di più la “CCiùvènduss”, come diceva Abatantuono in Eccezziunale Veramente, noterei altri trend nel dibattito sociale. Ma tant’è, sono tifoso della “U.S. cittadini e territorio” e al tifo non si comanda.

Sulla base di questo spunto, è quindi interessante vedere come la musica parla della campagna. Così, alla brutta e senza dedicare troppo tempo alla ricerca, mi sono venuti in mente due pezzi composti a venti anni di distanza.

Uno è stato concepito nel cuore degli anni ’70, nel Sud Italia (non nel “su d’Italia”), l’altro dopo la metà degli anni ’90, nella perfida ma prodiga di musica splendida Terra di Albione.

Nel mettere a confronto i due ritratti della campagna, a parte la rilettura completa dei lavori di Madam de Stael per il raffronto tra le culture del Nord e quelle del Sud, è interessante notare come negli anni ’70 si parlava di sudare e faticare…

alla fine del millennio, la campagna per i Blur è diventata uno sfondo di storie che si svolgono (o anche che “non” si svolgono) in una casa di campagna.

E quanti se ne vedono, di protagonisti della canzone dei Blur…e quanti se ne vedono di protagonisti dell’altra canzone! Convivono in qualsiasi zona a vocazione rurale, e magari si dicono solo “buongiorno e buonasera”…

se si parlassero quel quarto d’ora in più, si potrebbe scrivere una nuova canzone…o magari la stiamo scrivendo già, cari branobagsters di campagna e di città?

come dicono in campeggio: chi ha orecchie da intendere, in tenda!

James Senese & Napoli Centrale – Campagna

Chiove o jesce ‘o sole,
chi è bracciante a San Nicola
ca butteglia chine ‘e vine
tutte ‘e juorne va a zappà

Campagna, campagna
comme è bella ‘a campagna

Campagna, campagna
comme è bella ‘a campagna
ma è cchiù bella pe’ ‘o padrone
ca se enghie ‘e sacche d’oro
e ‘a padrona sua signora
ca si ‘ngrassa sempre cchiù
ma chi zappa chesta terra
pe’ nu muorz’ ‘e pane niro
ca ‘a campagna si ritrova
d’acqua strutt’ e culo rutto

Campagna, campagna
comme è bella ‘a campagna

Chiove e jesce ‘o sole
pe’ aiutà pure isse ‘a varca
pure ‘o figlio do bracciante
‘nzieme ‘o pate va a zappà

Campagna, campagna
comme è bella ‘a campagna

è cchiù bella pe’ ‘e figlie
do padrone della terra
ca ce vene sulamente
cu ll’amice a pazzià
ma po’ figlio do bracciante
‘a campagna è n’ata cosa
‘a campagna è sulamente
rine rutt’ e niente cchiù.

Campagna, campagna
comme è bella ‘a campagna

(fonte: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=en&id=42339)

Blur – Country House

And so the the story begins

City dweller, successful fella
Thought to himself oops I’ve got a lot of money
I’m caught in a rat race terminally
I’m a professional cynic but my heart’s not in it
I’m paying the price of living life at the limit
Caught up in the centuries anxiety
It preys on him, he’s getting thin

He lives in a house, a very big house in the country
Watching afternoon repeats and the food he eats in the country
He takes all manner of pills and piles up analyst bills in the country
It’s like an animal farm lot’s of rural charm in the country

He’s got morning glory, life’s a different story
Everything going jackanory, in touch with his own mortality
He’s reading balzac, knocking back prozac
It’s a helping hand that makes you feel wonderfully bland
Oh it’s the centuries remedy
For the faint at heart, a new start

He lives in a house, a very big house in the country
He’s got a fog in his chest so he needs a lot of rest in the country
He doesn’t drink smoke laugh, takes herbal baths in the country
Says she’s come to no harm on an animal farm in the country

In the country, in the country

Blow, blow me out I am so sad, I don’t know why
Blow, blow me out I am so sad, I don’t know why

He lives in a house, a very big house in the country
Watching afternoon repeats and the food he eats in the country
He takes all manner of pills and piles up analyst bills in the country
Oh, it’s like an animal farm lot’s of rural charm in the country

He lives in a house, a very big house in the country
He’s got a fog in his chest so he needs a lot of rest in the country
He doesn’t drink smoke laugh, takes herbal baths in the country
And she’s come to no harm on an animal farm in the country

branobag del 17-12-2012: hai due mani da usare?

Anche se non ce le hai, è una metafora, per cui va bene lo stesso.
Tanto più che chi ha meno di due mani, per le persone che ho conosciuto io, in genere ha meno paura di molte persone che hanno a disposizione tutti gli arti.

Mercanti di liquore – Mai Paura

Lasciami il tuo sogno, lo vivrò per te
però poi non ti lamentare, sei così
Io non ho pazienza, non l’ho avuta mai
non parlarmi di un viaggio che poi non farai

E mai, mai, mai paura
che meno ne hai, meno ne avrai
non devi aver paura
la vita che vuoi prendila!

Goditi il silenzio, porta novità
ma è pur sempre il rumore che ti sveglierà
E mai, mai, mai paura
che meno ne hai, meno ne avrai
non devi aver paura la vita che vuoi prendila!

Lasciami il tuo sogno, lo vivrò per te
però poi non ti lamentare, sei così

Non è la fortuna che ce l’ha con te
hai due mani da usare, allora usale
Lasciami il tuo sogno, lo vivrò per te

E mai, mai, mai paura
che meno ne hai, meno ne avrai
non devi aver paura la vita che vuoi prenditela

Altri testi su: http://www.angolotesti.it/M/testi_canzoni_mercanti_di_liquore_9069/testo_canzone_mai_paura_321111.html
Tutto su Mercanti Di+Liquore: http://www.musictory.it/musica/Mercanti+Di+Liquore

branobag del 14-11-2012: lettera aperta

òòòòòòòòòòòò àààààà èèèèèèèè

sto a scherza’:

Come contrappunto con sola/sòla di ieri stavo anche pensando a un qualcosa di soli/soli (con Celentano e la seconda stella del sistema in cui orbita la terra), oppure sole e soul (deriva sempre facile data la mia predilezione per il genere).

…ma poi è uscito fuori un pezzo che parla di valori e in particolare di valori immobiliari (secondo alcuni) o del valore della memoria e dell’importanza del territorio locale come base di coesione sociale e di continuità nelle relazioni familiari e amicali.

detta così fa noioso? provate ad ascoltare..c’è sia la versione del 2007 (dove emerge anche un po’ di soul), e l’originale del disco.

Sempre grandi, Living Color (già sentiti con Cult of Personality e Information Overload)

E per sentire la versione del 1989: eccola qua.

Open Letter (to a Landlord)

(v. reid, addition lyrics by t. morris)

Now you can tear a building down | Allora, potete buttare giù un palazzo
But you can’t erase a memory | ma non cancellare la memoria
These houses may look all run down | queste case potrebbero sembrare tutte malmesse
But they have a value you can’t see… | ma hanno un valore che voi non potete vedere

This is my neighborhood | questo è il mio quartiere
This is where I come from | è il posto da dove vengo
I call this place my home | io lo chiamo casa
You call this place a slum | voi lo chiamate sobborgo
You wanna run all the people out | volete mandar via tutta la gente
This what you’re all about | è tutto lì, quello che volete
Treat poor people just like trash | trattare i poveracci come monnezza
Turn around and make big cash | poi voltarvi dall’altra parte e fare dei gran soldi

Chorus:

now you can tear a building down
But you can’t erase a memory
These houses may look all run down
But they have a value you can’t see

Last month there was a fire | il mese scorso ci fu un incendio
I saw seven children die | vidi sette bimbi morire
You sent flowers to their family | mandaste i fiori alla famiglia
But your sympathy’s a lie | ma la vostra compassione è una bugia
Cause every building that you burn | perché ogni palazzo che bruciate
Is more blood money that you earn | è più denaro insaguinato che guadagnate
We are forced to relocate | noi siamo costretti a trasferirci
from the pain that you create | a causa del dolore che create

Chorus

We lived here for so many years | abbiamo vissuto qui per così tanti anni
Now this house is full of fear | ora questa casa è piena di paura
For a profit you will take control | per lucrare prenderete il controllo
Where will all the older people go? | ma dove andranno tutti i più anziani ?
There used to be when kids could play | c’era un tempo che i ragazzini potevano giocare
Without the scourge of drug’s decay | senza il flagello e la rovina della droga
Now our kids are living dead | ora i nostri ragazzi sono morti viventi
They crack and blow their lives away | mentre si sniffano e si fanno le loro vite

Chorus
You’ve got to fight | dovete lottare
You’ve got a right | ne avete diritto
To fight for your neighborhood! | lottare per il vostro quartiere|

branobag del 13-12-2012: sola o sòla?

E’ da un mesetto che mi è entrato in testa il simpatico motivetto di cui volevo parlare oggi.
La canzone l’avevo risentita, ma il video mi è capitato solo un giorno che era, per esempio, l’otto novembre verso le 14, in un bar in provincia di Varese.

Che dire: la storia parla di una persona sola, o di una persona sòla? Il testo è ambiguo.

Ma quello che mi ha impressionato di più è il livello della produzione (intendo: alto). Il brano potrebbe anche avere qualche lontana reminiscenza di ballate degli Aerosmith, le trasferte nel deserto coi gipponi, la suggestione per la troupe di camminare in un posto dove potrebbero esserci dei serpenti a sonagli, gli strati uniti (o se no qualsiasi deserto, ma vogliamo pensare di essere lì). E poi?

A France’ la voce ce ll’hai: vieni a cantare con noi!

E ti si legge negli occhi perché
non c’è alcun peso da nascondere
e quel vestito da stringere un po’
buone intenzioni che non bastano
e tieni a mente le parole
solo le più belle
rotta è la tua voce
mentre il cielo piange

sei sola, sola, sola
ti senti sola, sola, sola

E ti si legge negli occhi perché
sempre più rare le tue lacrime
la nostalgia per chi non rivedrai
e l’allegria che poi ritroverai
nei gesti e nei dettagli
piccoli e importanti
anche se oggi vedi solo amori infranti

sei sola, sola, sola
ti senti ancora troppo sola, sola, sola

E continui a domandarti
quale senso possa avere il tuo dolore
risposte troverai prima o poi
in fondo all’amore
che ti renderà più forte
e sarà una buona amica anche la solitudine
sola, sola, sola
tu non sei sola, sola, sola.

31-12-2012 (o 1-1-2013): concerto degli Hardisco a Torniella (GR)

Scarica QUI la versione PDF del manifesto e attaccane una (1) copia nella bacheca più vicina a te.

Gli Hardisco sono un gruppo Toscano che da qualche anno diletta varie platee (finora soprattutto tra le province di Livorno e Pisa) con serate a base di selezioni di successi ballabili. Il loro forte sono i superclassici disco anni ’70 (colonna sonora de La Febbre del Sabato sera, Gloria Gaynor, KC and the Sunshine Band ecc.), ma non trascurano escursioni nel passato (James Brown) e in periodi successivi e italiani (Zucchero, Rettore).

Insomma: non ci si annoia nelle serate degli Hardisco. Potrete ascoltarli per festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo, a Torniella, nella val di Farma. Nel manifesto trovate tutti i dettagli…e non lasciatevi fuorviare dal personaggio!

branobag del 12-12-2012: la fainé con la punta secca (Big Yellow Taxi)

Ieri Mauro ci spiegava che -dopo un suo viaggio in Australia di un mese- ha certificato che i giovani (diciamo fra teen-ager e media ventina) non conoscono nulla né di musica né di cinema.
Non è che derivasse questa sua valutazione solo dal viaggio in Australia, ma anche dalla sua partecipazione a numerose attività in cui sono coinvolti giovani-i e giovani-e di varie nazioni. Insomma: un discreto campione.

Purtroppo non posso fare riferimento a un campione analogo, e quindi non saprei bene cosa rispondere…conosco in effetti ggente ggiovane che un po’ di musica la conosce, e anche diversi un po’ ignoranti.

Ma poi, ieri, mentre Gabriele girava la manopola della radio, sentendo una frazione di secondo di ritmica di questa, ci si fermò lì nel ragionamento. Intanto ascoltiamo Joni Mitchell in una canzone a tema ambientale (ascoltare anche quali erano i problemi ambientali nel 1970) e molto divertente da suonare…e poi se ne riparla…anche della fainé con la punta secca (transitare da Sassari per più di due ore e non sentir parlare di fainé è strano, e quindi è opportuno darne evidenza, ma non è approfondimento per oggi):

They paved paradise and put up a parking lot | hanno asfaltato il paradiso e ci hanno messo un parcheggio
With a pink hotel, a boutique and a swinging hot spot | con un hotel rosa, una boutique e un locale veramente alla moda

Don’t it always seem to go | o come com’è che sembra sempre che vada
That you don’t know what you’ve got til it’s gone | che non sai quello che hai, finché non l’hai perso ?
They paved paradise and put up a parking lot

They took all the trees and put ‘em in a tree museum | hanno preso tutti gli alberi e gli hanno messi in un museo di alberi
And they charged all the people a dollar and a half just to see ‘em | e poi hanno chiesto alla gente un dollaro e mezzo giusto per vederli

Don’t it always seem to go
That you don’t know what you’ve got til it’s gone
They paved paradise and put up a parking lot

Hey farmer, farmer, put away that DDT now | oh contadino, metti via quel DDT
Give me spots on my apples but leave me the birds and the bees (please!) | dammi le macchie sulle mele, ma lasciami gli uccelli e le api (per favore!)

Don’t it always seem to go
That you don’t know what you’ve got til it’s gone
They paved paradise and put up a parking lot

Late last night the screen door slam | l’altra sera, sul tardi, la porta di casa sbatté
And a big yellow taxi took away my old man away | e un gran taxi giallo si portò via il mio uomo

Don’t it always seem to go
That you don’t know what you’ve got til it’s gone
They paved paradise and put up a parking lot

Don’t it always seem to go
That you don’t know what you’ve got til it’s gone
They paved paradise and put up a parking lot
They paved paradise and put up a parking lot (3x)

branobag dell’11-12-2012: cani salati e diavoli dal Kansas

Cena da a Cagliari da Luca M. de Roma (d’a via Nemorense)… alle 2 di notte, dopo episodi tipo tentativi di scagliare frecce dal terrazzo…(ma “tentativi”, state tranquilli)…l’anno sarà stato il 2001 o il 2002 o l’anno che saprà senz’altro lui (visto che era la sua cena di addio alla Sardegna).

Qualcuno disse: “ora ci vorrebbe” the Devil came from Kansas dei Procol Harum”

Luca, flemmatico come sempre, si alzò, preso un CD, lo mise nello stereo, andò al pezzo numero 2 e partì questa:

Insomma, una volta di più: è il mondo che è piccolo, o sono alcune persone che sono grandi ?

I Procol Harum sono più famosi da noi per “A Whiter shade of pale” o “Homburg”, ritradotte al meglio dai cari Equipe 84…ma questa per me sta allo stesso livello, pur essendo pressoché sconosciuta.

Essendo incuriosito dal testo, sono andato a cercare qualche traccia, ma si trova pochissimo su questo brano, classificabile a questo punto come una “risorsa minore o poco nota in ambito culturale”. A ciascuno l’intepretazione del testo che gli/le sarà più congeniale. Soprattutto la parte del formaggio e della carta stagnola (e se poi andate a confrontare i testi degli originali inglesi di A whiter shade of pale con quelli dell’Equipe 84, noterete scelte interessanti):

The Devil Came from Kansas

Songwriters: G. BROOKER, K. REID
(brooker / reid)

The devil came from kansas. where he went to I can’t say | il diavolo venne dal Kansas- dove andò poi non saprei dire
Though I teach I’m not a preacher, and I aim to stay that way | sebbene io insegni, non sono un predicatore – e così intendo rimanere
There’s a monkey riding on my back, been there for some time | ho una scimmia sulla spalla, e sta lì da un po’ di tempo
He says he knows me very well but he’s no friend of mine | mi dice che mi conosce molto bene, ma non è amico mio

I am not a humble pilgrim | io non sono un umile pellegrino
There’s no need to scrape and squeeze | non c’è bisogno di raschiare e strizzare
And don’t beg for silver paper | e non stare a chiedere carta argentata
When I’m trying to sell you cheese | se sto cercando di venderti formaggio

The devil came from kansas. where he went to I can’t say |
If you really are my brother then you’d better start to pray | se davvero sei un mio fratello, allora ti conviene iniziare a pregare
For the sins of those departed and the ones about to go | per i peccati dei defunti e di quelli che stanno per lasciarci
There’s a dark cloud just above us, don’t tell me ‘cos I know | c’è una nuvola scura proprio sopra di noi, non dirmelo perché lo so

I am not a humble pilgrim
There’s no need to scrape and squeeze
And don’t beg for silver paper
When I’m trying to sell you cheese

No I never came from kansas, don’t forget to thank the cook | no, io non sono mai venuto dal Kansas, e non scordarti di dimenticare il cuoco
Which reminds me of my duty: I was lost and now I look | il che mi ricorda del mio compito: mi ero perso e ora cerco
For the turning and the signpost and the road which takes you down | quella curva e il cartello, con la strada che ti porta laggiù
To that pool inside the forest in whose waters I shall drown | a quello stagno nella foresta, nelle cui acque annegherò

I am not a humble pilgrim
There’s no need to scrape and squeeze
And don’t beg for silver paper
When I’m trying to sell you cheese

presentazione buiometria partecipativa ad Alghero


 

Tutti avrete notato che se state in campagna, o in mezzo al mare, nelle notti di cielo sereno le stelle si vedono meglio che se state in una via di una città o sotto i riflettori di un parcheggio.

Questa differenza di qualità del cielo notturno è dovuta all’inquinamento luminoso: luce diretta in modo improprio (o verso chi guarda, o -soprattutto- verso l’alto) che va, di fatto, a “illuminare il cielo” e quindi rende meno visibili le stelle.

Al di là della suggestione poetica, l’inquinamento luminoso determina effetti molto pratici, legati all’utilizzo improprio di energia elettrica, alla fauna notturna, alla salute umana e alla sicurezza.

A partire dal 10 dicembre prossimo se siete cittadini di Alghero e dintorni potrete avere un’occasione pratica e semplice di contribuire allo studio del problema dell’inquinamento luminoso e al supportare la definizione di soluzioni per lo stesso: potrete infatti partecipare al progetto di BuioMetria Partecipativa, un’iniziativa in corso dal 2008 a livello nazionale per la sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento luminoso e per la raccolta di misure.

Per prendere parte alla campagna di misure potrete recarvi presso la Biblioteca Popolare San Michele di Alghero, e prendere in prestito uno strumento apposito e dal semplice utilizzo.

La presentazione di questo innovativo e originale servizio si terrà lunedì 10 dicembre alle ore 18.30 presso la biblioteca, in via Mazzini 118 al primo piano.

Interverrà per l’occasione l’ingegnere ambientale Andrea Giacomelli, uno dei due ideatori del progetto di BuioMetria Partecipativa.

L’iniziativa si svolge in collaborazione tra la Biblioteca Popolare San Michele di Alghero e l’associazione di promozione sociale Attivarti.org

Per informazioni:

http://http://www.pibinko.org/buiometria-partecipativa/
http://www.bibliotecasanmichele.it

info@attivarti.org

branobag del 10-12-2012: trivellazioni consapevoli


Sabato scorso ho avuto occasione di partecipare alla prima di due giornate di un “convegno” in cui si presentavano idee, in cui dovevo anche presentare una delle mie.
Non è la prima volta che partecipo a situazioni del genere, e -in retrospettiva- faccio fatica a collocare nel tempo la prima. Si può dire che, se sei in uno spazio e dici una cosa che è venuta in mente a te, senza ripeterla da altra fonte che conosci, stai presentando una tua idea.
A quel punto la tua idea diventa di chiunque l’ascolti in quello spazio. Il valore che può assumere quell’idea non è determinato a priori…ma non volevo imbarcarmi stamattina (anche perché sto per sbarcare!) in una discussione sul valore delle idee.
Dlla giornata mi è invece rimasta impressa, tra altre, un’idea che prevedeva il blocco totale della costruzione di nuovi edifici, che dovrebbe essere compensata dal mercato delle ristrutturazioni nei centri storici.
Nel corso del dibattito il moderatore della giornata ha poi ripreso questa idea e, per fare interagire un po’ la platea ha detto “facciamo un sondaggio” …dopo un momento di attesa… “chi di voi è favorevole al blocco della costruzione di nuovi edifici e al fare edilizia solo nelle ristrutturazioni” ? …novanta per cento di mani alzate … “chi, al contrario, è favorevole all’ipotesi contraria ?” (poche mani alzate, probabilmente tutte di proprietari di terreni edificabili e costruttori).
Io, per la mia idea, mi sono astenuto e dopo ho chiesto la parola per dire che il sondaggio era malposto…mancavano alcuni elementi essenziali di valutazione.
In questo modo la persona che ha proposto l’idea ne sarà uscito con una sensazione di approvazione, che deriva però da un gruppo di persone senza però avere elementi per valutare la competenza del pubblico sull’argomento trattato…e poi chi sa cosa succede…

Mi è poi venuta in mente anche una terza ipotesi: chi di voi è interessato ad abbattere tutti gli edifici esistenti e ricostruirli tutti con le forme che avevano prima, ma con tecnologie migliori ? e magari incentivando sistemazioni per gli anziani che vivono nei centri storici per farli stare al piano terra, così potranno salutare i passanti e farsi passare la borsa della spesa dalla finestra ?

Morale: ci penso meglio, ma attenzione coi sondaggi…sia quelli di opionone, che quelli con le trivelle.

…sul brano: già mi aspetto commenti affettuosamente stizziti di quella cellula di anime pure del rock-blues-soul-awanagana ;) …ma sono pronto ad assumermi tutte le responsabilità….devo dire che la regia e gli effetti nel video mi sembrano un po’ “caricati”, e -va bene- non va bene respirare dentro il microfono a ogni verso, ma ascoltare le parole…

Padre, occhi gialli e stanchi,
nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi…
Madre, gonna lunga ai fianchi,
nelle sue guance gli anni e i pranzi coi parenti…
Non mi senti? O non mi ascolti,
mentre piango ad occhi chiusi sotto al letto.

Padre, e se mi manchi
è perché ho dato più importanza ai miei lamenti…
Madre, perché piangi?
ma non mi hai detto tu, che una lacrima è un segreto?
Ed io ci credo, ma non ti vedo
mentre grido e canto le mie prime note!

Ma se, una canzone che stia al posto mio non c’è,
eccola qua: è come se, foste con me!

Padre, mille anni,
e quante bombe sono esplose nei tuoi ricordi!
Madre, tra i gioielli,
sono ancora il più prezioso tra i diamanti?
Ma non mi ascolti, non mi senti,
mentre parto sulla nave dei potenti!

Ma se, una canzone che stia al posto mio non c’è,
eccola qua: è come se, foste con me!
Ma se, una canzone che stia al posto mio non c’è,
eccola qua: è come se, foste con me!

Padre, occhi gialli e stanchi,
cerca ancora coi tuoi proverbi a illuminarmi…
Madre, butta i panni,
e prova ancora, se ne hai voglia a coccolarmi,
perché mi manchi,
e se son stato così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!
Così lontano è stato solo per salvarmi!

Ma se, una canzone che stia al posto mio non c’è,
eccola qua: è come se, foste con me!
E’ come se, foste con me!!
E’ come se, foste con me!!