Non chiamatemi clandestino (Marco Chiavistrelli, 2020)

In un ritmo caraibico una ballata dal sapore triste ma corrosivo, sulla condizione di clandestinità così disumana e arbitraria, con insieme una profonda invocazione di aiuto e di monito su una condizione di disperazione e miseria che pure hanno attraversato la storia italiana e europea più volte in passato.