Molto campo, pochi campi – molti campi, poco campo

Verso una riduzione del digital divide: una voce dalle colline metallifere.

Chi più, chi meno, siamo tutti connessi nella matrice di web e cellulari. Qualche pesce riesce ancora a nuotare fuori da questa rete, ma sono specie relativamente rare, almeno alle nostre latitudini. Ma…

Mentre sul fronte della comunicazione mobile si comincia a sentire parlare di 4G, con velocità dichiarate di collegamento magnifiche e progressive, e la possibilità di scaricare in tempo quasi reale film, intere discografie e altre overdosi di informazione, in alcune parti d’Italia ci si confronta ancora nel quotidiano con una realtà diversa.

Quasi tre anni fa mi sono trasferito in modo stabile in una zona che conoscevo già abbastanza bene, ma in cui non avevo mai lavorato: le colline metallifere grossetane. Non ho linea fissa. Arrivando da 40 anni di residenza in zone urbane, mi sono dovuto confrontare con una copertura del segnale a dir poco ballerina, sia per i dati che per la voce….come sintetizzai una volta con un mio amico milanese che mi chiedeva come andava: “qua,molti campi, poco campo…costà molto campo, pochi campi”.

Il segnale è più debole, aleatorio, e spesso assente. Il risultato è che la linea va e viene, e non è sempre semplice condurre una conversazione. Poco danno se è con la suocera che ti cerca per parlare di colori delle cravatte, ma se si tratta di clienti o fornitori, magari sarebbe meglio poter avere la sicurezza di una comunicazione più affidabile.

Che fare? la creatività si scatena. Rilievi palmo a palmo in casa per cercare l’angolo con la ricezione migliore. Vitali teleconferenze di lavoro con la California, tenute sul ciglio di un tornante tra Roccatederighi e Meleta, perché ti chiamano mentre sei nelle curve e se ti sposti di trenta metri la linea cade. L’anno scorso mi trovai a partecipare a un’altra conferenza web stando due ore in macchina durante una nevicata, perché ero ospite da amici dove il telefono non prendeva.

Certo, non è un contesto di disagio estremo, però può capitare la volta che sarebbe importante poter comunicare senza rischio di “buchi”.

Un annetto fa, sperimentai una soluzione che potrà essere ovvia per molti, ma garantisco non essere scontata per tutti, sulla base del mio personale campione di popolazione.

Tutti i telefonini e smartphone che ho avuto modo di provare escono dalla fabbrica impostati per utilizzare la rete più veloce disponibile (nel mio caso 3G/UMTS). Se voi, utenti di telefonino consapevoli, selezionate la rete più vecchia (2G/GSM), otterrete il risultato empirico di avere un collegamento più lento, ma più stabile.

Altro effetto non secondario: il vostro telefono consumerà meno batteria, che non guasta mai. Quando poi scendete dal poggio e vi ritrovate in città, potete tranquillamente ripristinare l’accesso alla rete 3G, e quindi godere -tra gli altri svaghi degli ambienti urbani- della banda più larga. Se proprio vi serve!

Con questo non predico il ritorno al piccione viaggiatore, o la riedizione del Micro Tac da mezzo chilo: sia per motivi professionali che familiari spero vivamente che la situazione della copertura di rete mobile in Alta Maremma vada un poco a migliorare, senza togliere a chi lo cerca il piacere di conservare posti dove non ti possono importunare via cellulare.

[articolo inizialmente scritto per la testata online Opinion’s Post (poi chiusa)]