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From the Metalliferous Hills to Milano, and back. Ep. 10 – A Fiber-rich diet

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[riassunto delle puttanate precedenti: ai primi di novembre Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro ricevono una chiamata dall’alto (dell’Italia) per andare a geosuonare al Politecnico di Milano. Sulla base di questo spunto, risentono Dario Canal e Simone Sandrucci per rimettere insieme la banda e rispondere alla chiamata. Dopo due missioni di scouting nella città dove una volta al posto della circonvallazione interna c’era un canale, come a Bruges, e vario tam tam nelle colline dove una volta si scavava e oggi si guarda il tramonto sull’isola d’Elba, siamo al punto che è giovedì e pioverà per almeno un paio di giorni. Ritrovate tutti gli articoli nella sezione “notizie” del sito della JBCM: ]

Architettura decostruttivista nel cuore dell’Alt(r)a Valdera (foto di Giancarlo da Miele)

Passeggiando martedì scorso nella ridente località di Santo Pietro Belvedere, nel cuore dell’Alt(r)a Valdera, ci siamo imbattutti in un nastro rosa, un po’ come quello di Battisti, ma nell’asfalto…inseguendo una libellula verso Prato, un giorno che mi ero sradicato, ho trovato il forno chiuso e ci ho pensato..ero affamato.

Parole in libertà, cui mettiamo fine proponendovi un estratto della jam session online che è capitata ieri sera tra (in ordine alfabetico) Capannoli, Firenze, Follonica e Rho.

Qua abbiamo Jack O’Malley e Dario Canal, featuring Fabrice Badnears alla sigaretta, con un grande classico lanciato nel 1963 da Lee Dorsey, a tema minerario. La canzone fu già uno del “litobag” del progetto litologia partecipativa (cfr. articolo dell’11-4-2020), e dall’estate 2020 è entrata nel repertorio della Jug Band Colline Metallifere. Se vi piace, lasciate qualcosa nel cappello digitale della JBCM. Per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228. A domani.

Well, I been working in a coal mine | be’, ero a lavorare in una miniera di carbone
Going down, down | andando giù, giù
Working in a coal mine
Whew, about to slip down | oh, stavo per scivolare di sotto

Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Five o’clock in the morning | sono le cinque del mattino
I’m up before the sun | mi alzo prima del sole
When my work day is over | e quando la mia giornata di lavoro è finita
I’m too tired for having fun | sono troppo stanco per divertirmi

Well, I been tired but I been
Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Working in a coal mine
Going down, down
Working in a coal mine
Whew, about to slip down

Lord, I am so tired | Signore, sono così stanco
How long can this go on? | Quanto può andare avanti questa storia?

From the Metalliferous Hills to Milano, and back: Ep. 9 – Everything is (badly) illuminated

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Riprendiamo il filone di adattamenti seguiti all’uscita di “Ogni cosa è illuminata” nel 2005. Jeremy Sanderson nel 2038 girò “Ogni casa è illuminata”, legato alla quantità di acrobazie che deve fare chiunque debba ristrutturare un immobile. Nel pibcast di ieri (vedi articolo) si è accennato brevemente alle notizie che nel 2035 poi avrebbero ispirato Roland Dupassant, soggettista e sceneggiatore di Sanderson.

Oggi vi vogliamo invece raccontare di un altro spin-off, intitolato “Ogni cosa è illuminata (male)”. E’ una coproduzione sinoamericana in cui due fratelli siamesi, separati alla nascita, prendono strade diverse: uno diventa progettista illuminotecnico, l’altro gommista con la passione dell’astronomia. Dopo anni spesi a rincorrersi a darsi addosso sul tema dell’inquinamento luminoso, arriveranno a conciliarsi quando Felon Mask, multimilionario in valuta pregiata, lancerà una costellazione di 1300000000 satelliti in orbita non geostazionaria, che avranno l’ineluttabile vantaggio di collegare in rete 8G le tribù degli indigeni del Saskatchewan con quelle delle valli toscane interne, e nel frattempo illumineranno le città a giorno e non faranno più vedere le stelle (ma aggiorneranno i segni zodiacali per sincronizzarli con la posizione dei microsatelliti).

Come sigla sui titoli di coda, ci sarà una di queste:

Università di Brescia, maggio 2019, durante la 36 ore di buio-musico-foto-mappatura partecipata fra Milano, Brescia e le Colline Metallifere (15-16 maggio 2019). In particolare in apertura del convegno su “Protezione e promozione interdisciplinare del cielo notturno: stato dell’arte, proposte operative e visioni” (con crediti formativi per ingegneri e architetti – vedi articolo)
Bar Polo, Punta Ala (GR), aprile 2019

From the Metalliferous Hills to the Politecnico di Milano, and back – ep. 8 – Everything is illuminated

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Da Wikipedia: Ogni cosa è illuminata (titolo originale: Everything Is Illuminated) è un film statunitense uscito nel 2005. Si tratta della trasposizione cinematografica dell’omonimo libro autobiografico di Jonathan Safran Foer, in cui racconta il suo viaggio (sia fisico che spirituale) sulle orme del nonno, costretto ad emigrare, dalla natia Ucraina, negli Stati Uniti.

Ve lo raccomandiamo! Perché ogni cosa è illuminata, e a volte ogni casa. Ad esempio, vedete questo raggio di sole, ripreso ieri nel suggestivo borgo di Santo Pietro Belvedere (PI), nel cuore della Valdera, teso a invitarci alla lettura della civetta de Il Tirreno.

I preparativi della geotournée vedo oggi parte della Jug Band Colline Metallifere convergere sul Golfo del Sole, mentre l’altra parte, tiene saldamente le posizioni collinari a est del fiume Era e della Bruna. Ma era bruna o era bionda. Scrivetecelo a micalosapevo@pibinko.org oppure whatsapp 3317539228.

Come momento musicale, una curiosa versione di You can’t always get what you want dei Rolling Stones, interpretata da Simone Sandrucci e Jack O’Malley con Mbira e shaker, dopo il concerto all’enoteca Le Volte di Roccatederighi. Era l’8-2-2020, serata finale del Festival di Sanremo (o serata di apertura del Festival di Saremo?). Nel sottofondo, Dario e Wolfgang stanno organizzando il prossimo colpo grosso, e alla fine qualcuno si mette ad aggiungere una percussione, o forse è Wolfgang che sta stampando una maglietta:

Nella foto di testa: raggi di sole riflessi dal muro nelle scale (e non visibili a occhio nudo) di un ufficio ad Ajaccio, Corsica, nel gennaio 2017. Vedi questo link per altre informazioni sulla tournée in cui fu scattata la foto

From the Metalliferous Hills to Milano (and back) – post summary trough Nov. 15

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Prima di passare alle storie della seconda settimana di preparativi per la missione a Milano, un breve ripasso delle puntate della settimana scorsa. La foto di testa è stata scattata ieri pomeriggio, domenica, nella basse della Palaiola Crew, in Valdera, dove potremmo suonare il 22 novembre 2022 nella serata finale del festival di Saremo (NdR è un festival che ancora non esiste, ma essendo centrato su cose futuribili, ne possiamo parlare tranquillamente). Nell’immagine vediamo Mauro Tirannosauro impegnato nella catalogazione di alcune new entry nella cosoteca della rete pibinko.org

Tornando lì per l’ottantesima volta dopo mesi, ci ha fatto piacere vedere un Ape di Tattistampa, anche se non è della Jug Band Colline Metallifere e non ha i nostri autografi. Prego la regia di mandare la foto di repertorio da La Palaiola Crew:

Per quanto riguarda i preparativi per la missione: sul lato maremmano, abbiamo trovato un punto stappa interessante in cui ci fermeremo nel pomeriggio del 4 dicembre, andando verso nord. Per ora non vogliamo dare troppi dettagli, ma possiamo dire che secondo Dante saremo sempre in Maremma, mentre secondo la geografia degli ultimi 100 anni no (…altro che “aiutino”).

Mauro Tirannosauro al lavoro nella revisione della sceneggiatura sul suo prossimo film, nello spazio dottorandi del DICA del Politecnico di Milano.

Sul lato milanese, Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro nella due giorni in città hanno avuto modo di passare diverso tempo al Politecnico, in particolare al DICA (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale), dove hanno conosciuto altri ricercatori e proposto un paio di brani del repertorio geomusicale della JBCM come anti-anti-pasto a un pubblico ristretto. Nel confronto con i presenti, è nata una piccola jam in cui si è spaziato dalla ballata del cellulare a Edith Piaf.

La storia, dall’8 novembre:

Il cast:

Prologo

Varie ed eventuali:

Se vi piace la storia, lasciate un contributo nel cappello digitale della Jug Band Colline Metallifere.

Per informazioni e booking: micalosapevo@pibinko.org oppure Whatsapp 3317539228

Per chiudere, un po’ di musica da un bootleg girato da Davide Schianchi durante le prove della JBCM nell’estate 2020, con un brano che -dovendo affrontare il Politecnico di Milano a breve- è molto centrato: The Seeker degli Who (già condiviso varie volte da Jack O’Malley in ambiti di ricerca, vedi questo articolo del 2014).

Follonica (GR), 18 luglio 2020. Da sinistra a destra: Simone Sandrucci, mandolino, Alex Ritchie, Chitarra e voce, Jack O’Malley, batt (mezza batteria), Wolfgang Scheibe, basso monocorda, Dario Canal, armonica e seconda voce

I’ve looked under chairs | Ho cercato sotto le sedie
I’ve looked under tables | ho cercato sotto i tavoli
I’ve tried to find the key | ho provato a trovare la chiave
To fifty million fables | di cinquanta milioni di favole

They call me The Seeker | mi chiamano il cercatore
I’ve been searchin’ low and high | ho cercato su e giù
I won’t get to get what I’m after | non riuscirò a trovare ciò che cerco
Till the day I die | fino al giorno della mia morte

I asked Bobby Dylan | Ho chiesto a Robertino Dylan
I asked the Beatles | Ho chiesto ai Beatles
I asked Timothy Leary | Ho chiesto a Timothy Leary
But he couldn’t help me either | Ma nemmeno lui mi poteva dare una mano

They call me The Seeker
I’ve been searchin’ low and high
I won’t get to get what I’m after
Till the day I die

People tend to hate me | alla gente in genere non piaccio
Coz I never smile | perché non rido mai
As I ransack their homes | mentre saccheggio le loro case
They wanna’ shake my hand | mi vogliono stringere la manon

Focusing on nowhere | mi concentro sul nulla
Investigating miles | ricerando per miglia
I’m a seeker | sono un cercatore
I’m a really desperate man | un uomo davvero disperato

I wont get to get what I’m after
Till the day I die

I learned how to raise my voice in anger | ho imparato ad alzare la voce con rabbia
Yeah but look at my face ain’t this a smile | Già, ma guarda la mia espressione, se non è un sorriso

I’m happy when life’s good and when its bad I cry | sono contento quando la vita va bene e quando va male piango
I got values but I don’t know how or why | ho dei valori, ma non so come o perché

I’m lookin’ for me | io sto cercando me
You’re lookin’ for you | tu stai cercando te
Were lookin’ at each other and we don’t know what to do | ci guardiamo l’un l’altro e non sappiamo che fare

They call me The Seeker
I been searchin’ low and high
I wont get to get what I’m after
Till the day I die

From the Metalliferous Hills to Milano, and back – Ep. 7 – I come from the Moon

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Jack O’Malley e Mauro Tirannosauro sono rientrati in Toscana dopo la seconda missione di “scouting” a Milano. Simone è insieme al bianconiglio, Dario è preso nella didattica, a distanza e non solo, e Wolfgang ulula e manda video di strade troppo dritte per essere a Tatti.

Il programma complessivo della “geoutournée” da Tatti (GR) a Roccatederighi (GR), sette chilometri di distanza, passando per il Politecnico di Milano si è arrichito con due tappe all’andata. Una sarà in provincia di Livorno e una in provincia di Pisa.

Per il momento non vi diciamo di più. Intanto gli esperti di pendolarismo Maremma-Milano possono fare qualche elucubrazione su dove ci fermeremo….saranno Castiglioncello e San Giuliano Terme? Saranno Venturina Terme e Tirrenia? Saranno Cafaggio e Riglione? Provate a seguire gli ultimi preparativi scorrendo la sezione notizie del nostro sito.

Per informazioni, booking, o tentativi di indovinare le tappe in provincia di Livorno e Pisa: micalosapevo@pibinko.org oppure Whatsapp 3317539228

[nella foto di testa, autoritratto di Jack O’Malley in versione lunare, scattato a Tatti qualche notte fa]

A domani, “si vous voulez“…

From the Metalliferous Hills to Milano, and back – Ep. 6 – An Elevator for the Winter

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Ascensore per l’inferno è il titolo italiano di “Angel Heart”, film con Robert de Niro e Mickey Rourke come protagonisti, per la regia di Alan Parker.

Ora, direte voi, cosa c’entrano tutte queste cose cinematografiche (l’altro giorno Inception, magari più avanti film di Totò o di Robert Rodriguez, ecc ecc ecc.) con un collettivo geomusicale internazionale e intergenerazionale che andrà tra un paio di settimane dalle Colline Metallifere a Milano, ovvero da Tatti (GR) a Roccatederighi (GR), passando per la città con la Madonnina?

Il “cosa c’entra” è negli occhi di chi vede, ma possiamo dire che nel percorso che ci ha portato al 20 novembre 2021 alle 7 di mattina ci sono tanti video, tanti film…guardati, riguardati (leggendo anche le sceneggiature), e parecchi video anche prodotti. Al marzo 2020, erano 123 video originali (per una dozzina di ore complessive di visione …in alcuni casi di visioni … fra micrometraggi e documentari), oltre a una ventina di video della Jug Band Colline Metallifere (perlopiù musicali, ma non solo).

A proposito, Alan Parker è stato anche il regista di “The Commitments”

Vi salutiamo con un pezzone di Marcus King di un paio d’anni fa, con traduzione del testo a cura di Giancarlo da Miele:

Hangin’ out of my window | mi sporgo dalla finestra
Leaning over my railing | mi affaccio dalla ringhiera
Trying to see what she’s found as she goes | per vedere cos’ha trovato lei mentre se ne va
What she found as she goes | mentre se ne va

Hear the sound of my highway | sento il rumore della mia autostrada
I get stoned as I pray | mi rincoglionisco mentre prego
Think I’ll just fade away | penso che mi lascerò andare e basta
Who’s gonna care now | ora a chi importerà
Lord who’s gonna care | Signore, a chi importerà

‘Cause I don’t know where I’m headed, babe | perché non so dove sto andando, piccola
But I know I’ll see you there | ma so che ti troverò lì
‘Cause I don’t where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there

She came down from the mountain | era venuta giù dai monti
Singing songs to me | cantandomi delle canzoni
Always left me wondering where she may be | e mi faceva sempre pensare a dove avrebbe potuto essere
All the places that she’s seen | a tutti i posti che ha visto

Hear the thunder in the sky | senti il tuono nel cielo
See the pain in her eyes | vedi il dolore nei suoi occhi
You’re always safe here with me | con me qui sei sempre al sicuro
But your heart is somewhere else | ma il tuo cuore è altrove

And I don’t know where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there
And I don’t where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there

Hanging out of my window
Leaning over my railing
Trying to see what she’s found as she goes
What she’s found as she’s going

She came down from the mountain
Singing songs to me
Always left me wondering where she may be
All the places that she’s seen

‘Cause I don’t know where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there
‘Cause I don’t know where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there
‘Cause I don’t know where I’m headed, babe
But I know I’ll see you there

From the Metalliferous Hills to Milano, and back, Ep. 5: The Midnight Rider

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Cari ascoltatori di questo pibcast: sta prendendo campo il “geoquiz” lanciato nella puntata sulla fenologia a Tatti (da non confondere con la fienologia, disciplina anch’essa molto studiata a Tatti nella zona del Pianale NdR) e proseguito con quella su Inception, abbiamo avuto una risposta interessante da Pietro Crivelli, quello che dipinge con la chitarra e suona con i pennelli (vedi video). Dice Pietro da Piloni frazione di Roccastrada GR:

IL breve filmato mette in evidenza una fortissima luce nel buio nero di una notte ventosa che agita i rami degli alberi, che in parte brillano di riflessi di quella luce tonda-ovale che potrebbe essere la luna ma emana un fascio di luce così forte che fa pensare ad un riflettore. Poi l’ombra un po’ misteriosa a forma di una V capovolta creata sul muro anche esso illuminato per giunta. Non si riesce a capire quale si realmente la sorgente della luce. Ricorda a me un po’ un film “Frankenstein”.
Ma era in bianco e nero. Questa è una ripresa a colori e ci sono numerose auto apparentemente parcheggiate nel piazzale. Forse la luce riflessa da un’auto fuori campo.

Grazie Pietro! Un cinquino bianco per te al prossimo ritrovo! Nel frattempo, Mauro Tirannosauro ieri è tornato con Jack O’Malley a Città Studi, per studiare i preparativi della fase milanese dell’imminente geotournée. In un momento di pausa, si è messo a pensare agli Allman Brothers:

Se il video vi piace, lasciate qualcosa nel cappello digitale della Jug Band Colline Metallifere

Per informazioni e booking di geotournée: micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228, e se no a risentvedleggerci domani, ricordando che potete seguire tutte le puntate di questo pibcast da questo link: https://www.pibinko.org/jugbandcollinemetallifere/tag/colmetmilano2021/

From the Metalliferous Hills to Milano, and back – Ep. 4 – Inception

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Nel 2010 usciva “Inception” di Christopher Nolan (vedi trailer). Andando a rileggere una delle recensioni online, viene definito “Tra sogno e realtà, un sapiente distillato delle alchimie più segrete del cinema”. Pare sia costato 160 milioni di dollari farlo, e che abbia incassato oltre 800 milioni della stessa valuta, oltre a una valanga di premi e riconoscimenti. Per Mauro Tirannosauro è un gran bel film.

Vecchio scarpone, quanto tempo è passato…

E questo cosa c’entrerebbe con la geotournée della Jug Band Colline Metallifere fra Tatti (GR) e Roccatederighi (GR) e altri punti che si stanno determinando da qui a una settimana e che a breve mostreremo su una mappa, di cui al momento per motivi contrattuali possiamo solo dire Milano (MI) e Cologno Monzese (MI)? Diciamolo subito per evitare di essere definiti una volta di più “ellittici”, “oscuri” o “non si capisce una mazza di quello che fate”. E’ semplice, la geotournée che si svolgerà tra il 4 e il 12 dicembre prossimi, e anche buona parte dei preparativi, hanno diversi aspetti che si svolgono tra sogno e realtà (se non altro perché quando dormiamo sognamo, e quando siamo svegli meno). Per esempio, andando ieri a camminare in uno dei percorsi di mobilità agrodolce della rete pibinko.org, abbiamo trovato una scarpa di un escursionista, messa come segnavia ai sensi della normativa ufficiosa.

Intanto vi segnaliamo la versione video del fotoquiz di ieri (è arrivata una risposta per ora, ma sbagliato). Nel video, si può apprezzare il vento che soffia spesso, spesso, spesso, spesso, spesso a Tatti e sul crinale delle colline metallifere in autunno e inverno. Ma per rispondere al geoquiz vi consiglio di riguardare la foto (vedi episodio di ieri). Un aiutino…c’entra con la luce (per approfondimenti). Risposte a micalosapevo@pibinko.org o whatsapp 3317539228.

Alla risposta più originale che arriverà entro sabato 20 novembre, la JBCM offrirà un simpatico omaggio, di natura da definirsi in funzione della distanza da Tatti.

Sigla, con il Reverendo Peyton, e a risentirsi domani dalle piane padane:

From the Metalliferous Hills to Milano, and back – Action!

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Tatti – Interno notte, o meglio, mattina molto presto. Fuori ancora buio. Sala in cui convivono oggetti e ricordi di quattro generazioni, apparentemente nel disordine più totale, ma in effetti organizzati secondo i rigidi criteri di classificazione della cosoteca della rete pibinko.org.

Fuori, un vento che soffia forte. Ma niente bufera, e nemmeno pale eoliche (perché?).

Jack O’Malley (JOM) e Mauro Tirannosauro (MT) stanno estrapolando dalla cosoteca vari pezzi e li stanno radunando come pecore di un gregge, solo che essendo oggetti molto diversi sarebbe come avere un assembramento di pecore, muche, oche e cavalli, piuttosto che solo ovini.

MT sta fischiettando una canzone: “Bestie della piana e di montagna…”

JOM si ferma ad ascoltarlo, tenendo in mano una copia de “La scienza illustrata” del ’51 e pensando se inserirla nel mucchio.

JOM: “…che pezzo è quello?”

MT [si gira un po’ di lato, come a celare un segreto]: niente, niente…dicevo tra me e me

JOM [punta il dito di una mano e con l’altra sventola la rivista]: “no, quello è un pezzo nuovo…ora mi dici tutto: questo è un collettivo internazionale e intergenerazionale e quindi ora devi rendere collettivo quel testo”

MT [facendo spallucce]: Sì, non penso ci siano problemi..è una cosa che avevamo scritto con Dario l’anno scorso, ma prima finiamo di fare i bagagli che se no ci scappa il treno delle sette.

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